lunedì 21 novembre 2011

Dieci inverni



mercoledì 16 novembre 2011

Mr Bojangles

(l'autore consiglia di leggere e ascoltare contemporaneamente, come da elaborazione, ma, causa mancanza link su youtube, è stato necessario ricorrere ad un diverso sito. Spero di trovare presto qualcosa di meglio!! Scusate ancora. A presto)





Vento forte in faccia, era.
Occhi premuti sulle parole, le amate,
strade di pietra bagnata, sempre illuminate deboli.
Tra le civette, stanotte, si nascondono le fronde,
forse per non invadere quel silenzio dietro cui ti sei rifugiata,
ma il mio smoking è in piedi, a ridosso di questa vetrata.
Vorrei una sigaretta e uno schotch per sorprendere i miei ricordi da questa veduta, magica, stanotte.
Basterà il buon Bob e questa vita.
Infiniti bagliori si distendono seducenti per la mia musica,
ma non è solo la città a pulsare, mia cara.
Se cerco un po più in la, trovo il sorriso tuo, il più di tutto.
Do you remember?
ti han trovato i miei amici,
ti ha voluto mio fratello,
ma quando hai sospirato per me
mi sono mosso di tip tap con classe che non avevo,
ho accarezzato il mio amico lontano da te.
Brillavi come non potevo immaginare
e io che non ero capace per natura a tenere tempo e passi,
ballavo, e ballavo fino a notte fonda.
La tua mano dentro la mia, il tuo vestito sulla mia camicia.
E quei giorni scorrevano d'estate armati,
mozzafiato come quando vidi il mare lambire il tuo costume,
caldi come le tue insopportabili fughe da me.
Si, ti vedo ancora sulla spiaggia a mezzanotte, in penombra,
prima di un bagno improvviso.
Non avresti mai avuto scampo né il tempo di schivarmi
e ballavo della mia gloria per tua bellezza
dopo la grazia di te
prima dei meritati inferi.
Non posso fare a meno di ridere divertito
del mio geniale intuito per i tuoi punti deboli,
avrei fatto qualunque cosa per averti
ho fatto qualunque cosa per averti,
ballando per te,
eri la luna e io il mare,
mi sono alzato cosi tanto da sfiorarti
e giurerei di averti preso un paio di volte.
Forse, a guardare questa collina da quella villa laggiù
vedrai me, ancora una volta, con le scarpe di vernice
e lo sguardo sornione
pronto a ballare
a tenerti la mano in tutti i tuoi passi
a prenderti al volo senza errore, mai,
prima di lasciare la scena.
Ho tolto il cappello, come il grande Fred,
l'ho tenuto al petto mentre m'inchinavo
tra generosi fischi e falsi applausi.
E ora che tra questo vetro e me
il primo bottone è sganciato
il papillon è sciolto attorno al colletto
brindo ai bei tempi e ai tuoi occhi che non ho perso,
non torneranno.
Che tu potessi rimpiangere
Mr Bojangles, non l'avrei mai detto,
non so neanche se mi fa piacere.
Io sono li nel tuo passato come tu rimani nel mio amore
e non ci sono più né l'uno né l'altro.
Non si rifiuta un ballo, ma questo sono io
e la mia presenza in te è cosa essenziale, è più di tutto
Con te son stato un uomo, perfetto,
integerrimo; volteggiavo per te perché tu avessi il meglio
e oggi che mi chiedi un ballo
tu avrai me, al mio meglio, non un ballo.
Non esco di scena perché non vi sono.
Non esser triste, c'est la vie.

Milano è avanti

"Berlusconi testimonial di incontri clandestini..."

Al Sud si fanno le corna alla vecchia maniera

Coming back form the battle





(live from car)

venerdì 11 novembre 2011

Buonasera Signorina


A prescindere dalle considerazioni tecnico tattiche sulle operazioni di sostituzione dell'esecutivo, suppongo che molti, la maggior parte degli italiani stasera, stanotte si sentirà più leggera, come ad aver già percorso un bel pezzo del difficile percorso che ci attende.
Tanti si abbandoneranno a festeggiamenti sfrenati da "giorno della liberazione", buon per loro, ma, questa sera (in cui si sta facendo il countdown come fossimo a capodanno) la mia curiosità è rapita da tutti quelli che stapperanno una bottiglia di vino con un dignitoso "hurrà"; da chi, nell'apprendere la notizia dal telegiornale, sorriderà e farà un lungo sospiro; da coloro che saranno attraversati, per un momento, da un bellissimo adolescenziale "adesso le cose cambieranno"; stasera, insomma, mi perderò, italiano tra gli italiani, nel piacere di un concerto, un film o un'opera con una sottile gioia interiore, consapevole della condivisione di questa pagina di storia.

Guardo a lei, di nuovo, giovane e fresca come non lo era da tempo.
Buonasera signorina Italia, incantato.
Mi concede l'onore di un ballo?



Don't say a word


giovedì 10 novembre 2011

Crooning in the rain

"I wish you love
and in july a lemonade
to cool your in some leafy glade"


Hold you in my arms


Ho mete che si muovono tra le mie mani, 
come astri, lasciano scie brillanti più del sogno.
I desideri non cambiano le cose, ma vegliano su di me.


(Concerto magico)

November Rain


mercoledì 9 novembre 2011

Eric Clapton, this night.



Madison Square Garden - New York City

martedì 8 novembre 2011

Leaving



Ci hanno lasciato e io ci sono rimasto male.
Ho pensato, poi, che hanno le loro ottime ragioni e amen.
Sottovoce come sempre.

domenica 6 novembre 2011

Definitely maybe


Lo schiaffo tonò sordo sul viso barbuto di Enrico, non una parola, non un movimento. Il tempo si rannicchiò in un angolo quando la mano di Siria, piena e solenne, impattò contro il suo viso, il suo nome, la sua vita, a scacciarli via. 
Il collo fu piegato verso destra al punto che il ragazzo, mortificato, non issò gli occhi fatti di lacrime, pieni di colpe, muti; Ricò, cosi lo chiamava, giocosamente Siria, stringeva i pugni mentre quella guancia si fletteva a nascondersi per il rossore violento. 
Siria lo aveva colpito con rabbia di fuoco: tutta se stessa in un istante destinato a durare oltre le foglie d'autunno.
Enrico indietreggiò di due passi e si voltò per raggiungere la camera da letto, Siria si lasciò cadere su quella sedia un po' più in là; era robusta, di legno massiccio, scura. Sollevò i piedi nudi dal cotto, raccolse le gambe al petto e perse il suo sguardo nel profumo di fiori freschi regalateli da Enrico qualche ora prima. Il silenzio sibilava soffice in camera, le pareti erano luminose come i giorni migliori, la luce tagliava, morbidi, i vetri. Ricò entrò, si appoggiò sul comò a sorreggersi e vide di fronte a sé un'immagine riversa allo specchio senza riconoscersi, poi si diresse verso l'armadio. Lo aprì con una carezza, osservò i pezzi lì ordinati e attese qualche minuto la molla, quella che fa scattare il volere: prese, dunque, la valigia e l'adagiò  lieve, sul letto.
Era freddo il sudore sul collo di Enrico, mentre il sangue s'ingrossava fino alle tempie, a bruciare. Si guardava intorno, percorreva più volte lo spazio della camera, nervosamente; dalla finestra all'armadio, al letto, al comò fino ad arrestarsi ad un passo dalla soglia della stanza senza avere la forza di aprire la porta: era ancora accostata, ma non c'erano correnti che potessero trapelare ed in quel momento comprese Siria: aveva chiuso tutti gli spiragli. Ricò, timidamente, spinse lo sguardo sino alla foto felice che trionfava lucida sul comodino vicino il balcone e trovò, poco oltre, l'inevitabile in quel fardello che giaceva sul letto
Per ogni indumento riposto, gli occhi esondavano ad accecarlo, ma Enrico resisteva a malapena all'impeto istintivo, non poteva permetterselo. Si limitava, per aiutarsi, a premere l'avambraccio contro la bocca e a tirare su col naso. Prima la biancheria intima, poi i pantaloni, a seguire le camicie ed, a chiudere, il suo libro preferito. Aveva preso forma un bagaglio per una partenza imprevista, non voluta. Enrico, appena finito, fece scorrere la cerniera, afferrò la maniglia e tirò giù a strappo; ne sentì il peso e la brutalità, ancora.
La porta della camera si muoveva, leggera, impercettibilmente, ma non era di certo il respiro di Siria a tremarla, piuttosto la speranza di Ricò. Attraversò il corridoio verso l'ingresso tenendo la testa verso l'alto; man mano che la soglia si avvicinava, le palpebre battevano ripetutamente come ali incerte al primo volo. Ricò aspettava, o meglio, pregava che Siria lo trattenesse, ma indubbiamente qualsiasi motivo lo avrebbe fatto desistere, restare. Le gambe di Enrico erano piombo da sollevare, l'aria, un muro, Siria, immobile, arroccata su quel ciliegio.
Si chiuse la porta con un flebile doppio tocco, delicato come mai, teatrale come la violenza. Enrico corse via e si fermò solo quando perse il fiato, ma non il pianto, mai rotto.  

sabato 5 novembre 2011





venerdì 4 novembre 2011

Beautiful day


Grazie

giovedì 3 novembre 2011

Take the A train



Duke Ellington, Ella Filtzgerald








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