“Il mondo funziona a cicli, due volte ogni secolo l'oceano ci ricorda quanto siamo veramente piccoli. Una tempesta invernale arriva dall'Antartico spazzando il Pacifico, e spinge onde enormi su verso Nord per 2000 Miglia, e quando arrivano a Bert Beach diventano le onde piu' grosse che si siano mai viste, e io sarò là.”
martedì 30 ottobre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
La mia risposta
C'era una finestra a cui innamorarmi,non tratteggiavo viali né sensi vietatiper cercare intersezioni di cuore,nella disperata fortuna di lei.La pioggia, toh, serrò i battentiperché non scovassi altrosulle onde d'orate di frumentoe nei riflessi vermigli di terra.Un palmo d'ostro, ora, dirada il nubasco,e la tempesta allevia in pozzanghere,da qui riluce un cenno di libertà,mi sbalza in un uomo imprevisto,e mai concede proficui rancori.Non mento alle tenerezze di cuore,mi muovevano di sensi,ma non formicolano più,galleggiano sui ricordi di pioggia,imbevute di violette e peonie.Posso giocare sulle ferite adesso,languono lucide senza dolere,incise di me, infette di tecome una donna appena,soffusa nell'anima.
Ho composto pensieri nuovi,li arrangio per i miei archetti,e quando è notte di filarmonicali eseguo compiaciutonell'anfiteatro di nuvoleche nessuno vuol ammirare.
domenica 21 ottobre 2012
mercoledì 17 ottobre 2012
domenica 14 ottobre 2012
Un giorno di storia
Un occhio si schiuse affaticato, controvoglia, tirato da un filo di luce. Stefano avrebbe dormito ancora per qualche ora, ma il giorno non mollava la presa, non smetteva di svegliarlo. Voltò la testa sul cuscino e sperò che non ci fosse nessuno alla sua sinistra: fortuna, le lenzuola erano fresche.
Uscì indenne da quel letto e, con fare ispettivo, prese a vagare stordito: non aveva, di certo, l'aria di un segugio, si muoveva, piuttosto, come un'ex rockstar, abbagliato dal pavimento bianco, in perenne ricerca della notte passata.
Uscì indenne da quel letto e, con fare ispettivo, prese a vagare stordito: non aveva, di certo, l'aria di un segugio, si muoveva, piuttosto, come un'ex rockstar, abbagliato dal pavimento bianco, in perenne ricerca della notte passata.
Dopo un prolungato gironzolìo, Stefano trovò ristoro nei suoi occhiali scuri e nell'assolo di un silenzio luccicante d'arabica.
Si poggiò al muro di sinistra appena oltre alla soglia del balcone e si chiese, sottovoce, perché lei fosse andata via.
Stefano non volle imbattersi nelle ragioni risapute e mai soddisfacenti, cosi tornò ad indagarsi sulla notte precedente.
Qualche lampo confuso attraversò la sua mente, ma nulla di più.
La mano si versò aperta sul suo volto, dal basso verso l'alto, come un'onda lunga sulla battigia. Due o tre volte. Arrivò, infine, ai capelli a stropicciare i pensieri pigri.
Fu il lieve scroscio dell'acqua della doccia ad interrompere quel mattino; parole e profumi delle prime ore del giorno piombarono al suolo.
Si avvicinò lentamente alla porta della stanza da bagno, cercò di ricordare in fretta, di trovare un indizio, qualcosa che gli permettesse di capire.
Dopo vani tentativi, Stefano costrinse il pugno a bussare, tre volte, e rimase immobile, in attesa, con la testa accostata alla porta.
L'acqua frenò il suo corso istantaneamente, quasi a ritrarsi da un'imminente catastrofe.
- "Si, tesoro, arrivo. Cinque minuti".
- "Fai con comodo".
Qualcuno era oltre quella porta.
Non era Stefano.
Era lei.
Era lei.
Non era quel giorno.
domenica 7 ottobre 2012
martedì 2 ottobre 2012
Fiumi di strada
Che esci alle 11 di sera da lavoro e sai di frittura d'arzigogoli, che boccheggi dopo 12 ore d'aria artificiale quasi soffocato da parole strumentate, che i passi si reggono appena, ancora nauseati dal fiato di ogni cane che ha abbaiato o che ti ha trascinato dalla sua per soldi o per amore di farla pagare al proprio fratello.Che domandi, serio, alle macchine parcheggiate se hanno trovato strade nuove, almeno una, che una birra brilla nella bocca allegra come, qualche tempo fa, biglie trovatelle scoppiettavano tra le sue mani veloci.Che in mezzo a tutte le stronzate tirate fuori con gli amici, ne senti una che ti fionda due anni luce indietro, che se anche non vuoi, ritorni alle sonore lotte di schiaffi che portavano sempre, prima o poi, alle sue labbra, a non finire.Che ti aspetti di incontrarla, così, subito, senza un cazzo di ragione, senza dover chiedere scusa di nuovo, che inebetisci all'idea ubriaca di tirarla a te tutta la notte per tutta la vita, che quasi ringrazi il cielo per sto film a lieto fine che si ripete puntualmente da non sai più quanto tempo.Che il cielo è avido e non ha mai voglia di renderti i desideri che hai attaccato alle sue stelle ladre.Che quando la porta chiude fuori il mondo, in fin dei conti, non c'è nulla di cui ti freghi realmente, ché il dubbio di lei ti aspetta già a casa, sul divano, con le gambe all'indiana, sotto il plaid di lana scozzese, con quegli occhialini sul naso, cosi sexy che ci fai l'amore di nuovo.
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