sabato 17 dicembre 2011

Cometa

Ho alzato la testa e il cielo era blu, vigoroso, terso che non smettevo più di percorrerlo.
Nuvole a graffio e vento gelido per sentimenti sconnessi, e ricordi mai nati.
Tra poco sarà lume di notte anche per le rocce ciclopiche; che stranezza quelle pietre: pensate per distruggere e diventate leggenda e meraviglia.
Per sfidare il mare ci vuol coraggio, dicono, ma, son sicuro, è la paura a rendere uomini: il mare non è acqua e il coraggio non è orfano.
A guardare i passi verso la riva mi perdo; del resto, per me, è stato sempre più facile tenere il capo in alto fino a sentir gli occhi riempirsi, fino all'orizzonte.

Non sono, tuttavia, qui per me, bensì per chi ha votato per l'oblio.
Comprendo.
Conosco quell'orgoglio a cui ci si arrende per sopravvivere e conosco anche la rabbia saldata ad un paio di motivi di ferro, essenziale per viver da giusti.
Conosco, persino, la solidarietà dei compagni di trincea e non biasimo nè te nè loro.
Non sono qui per scheggiare la tua fierezza o per sciogliere l'ira, tantomeno per screditare i tuoi più cari.
Non sono qui per chiedere.
Ho preso del tempo che avevo messo da parte, mi son fatto prestare da mia madre un po' di dolcezza e son venuto, libero, per trascorrere del tempo insieme, come non ho fatto tante volte, al contrario di te.
Non verrà nessuno anche oggi, non è una festa e non ci sono invitati, ma io si.
Tiro sù il colletto del cappotto per sentire un po' di calore e, stringo la sciarpa come fosse al tuo collo e va bene cosi.
Mi basta ricordare il tuo impeto, le tue parole, la tua attenzione fino alla sensazione.
Ridevi o resistevi, un fremito era più di un bacio e meno di un'attesa.

E conosco pure quella boccetta di vetro, di lacrime fino all'orlo, che tieni nascosta anche nel vestito più bello.

Buon Natale.



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