“Il mondo funziona a cicli, due volte ogni secolo l'oceano ci ricorda quanto siamo veramente piccoli. Una tempesta invernale arriva dall'Antartico spazzando il Pacifico, e spinge onde enormi su verso Nord per 2000 Miglia, e quando arrivano a Bert Beach diventano le onde piu' grosse che si siano mai viste, e io sarò là.”
Io, si io.
I am a locked man.
Una condizione che mi guadagno nel corso dei secoli per "meriti" personali di diverso genere e specie.
Aver cose da dire, ma ingoiarle,
Voler bene e passare indifferenti,
Fremere in silenzio
Reprimere ciascun pensiero affinché il pensiero imploda
Modificare di ratio il passato per renderlo coerente con il presente, inutilmente.
Dimenticare ogni giorno il pezzo che manca.
Immaginare una reazione che non sarà mai.
Escogitare quotidianamente una strategia di riconquista.
Smontare scientemente ogni strategia di riconquista.
Scegliere l'oblio sebbene il fu sia dinanzi a me costantemente.
Porsi una domanda senza una risposta e poi un'altra fino a notte fonda.
Trovare negli altri gli sguardi perduti.
Aprirsi al cielo solitari per rispettare la scelta più dolorosa.
Scorrere il ricordo per sublimazione fino a precipitarne senza vertigine.
Sorridere a labbra serrate per suo gesto che si rinnova nel tuo.
5 anni or sono, mancavano circa 5 ore: era il 7° piano ed ero al posto n° 7.
Vedevo la paura negli affetti e non guardavo alla mia non perché fossi più coraggioso degli altri,
solo che l'avevo sepolta sotto montagne di speranze che mi stringevano la mano.
Partii con gli occhi pieni di meraviglia, un po' incoscienti, mi dissero dopo.
Del resto avevo solo una vaga idea del viaggio che mi attendeva e non mi soffermai neanche un momento a pensare a quello che stavo per lasciare.
Ho una nuova data, una nuova città che tengo nel cuore.
Presto sarò di nuovo li a festeggiare.
Era il mio nuovo compleanno e che bel regalo ho ricevuto.
Un tempo era la luna da interpretare, da comprendere e da ammirare. La luna che brillava e si nascondeva attraente e sferzante, la luna che ho infuocato. Dovevo illuminarla, catturarla ed, ad un tempo, darle spazio, ma è noto che io, con le misure, non sono andato mai troppo d'accordo. Il sistema di acrobatiche evoluzioni mi apparteneva, ma, ad un attento osservatore, non poteva sfuggire che ero io a girarle intorno. Una sera si eclissò dietro un puntino. Mi lasciai candescere per indole e per martirio, per spegnere le miei più tensioni, me. Perdere tutto, quanto di più avessi potuto avere. Per vincere, per la mia libertà... Adesso, se lei sia triste o affascinante, non lo so e non lo chiedo, ma, quando mi appare, mi sorprende sempre per la prima volta, come quel gatto del Cheshire che lei amava tanto. Io le sorrido compiaciuto dei bei momenti trascorsi, forse con una smorfia cosciente di nostalgia: poi le faccio l'occhiolino, segretamente. Ogni anno, in questo giorno, di sera aspetto per dirle "ciao". Passata una certa ora, senza farmi vedere da nessuno, la fisso per 5 minuti e invio un segnale preciso, in etrusco. So che quando leggerà, tenterà di trattenersi dallo sbellicarsi, ma senza fortuna. Ogni anno ho atteso l'alba senza suo cenno, in silenzio, ma quest'anno la musica è cambiata: non ha smesso di ridere. ...perché lei fosse felice.
D'improvviso la mia attenzione fu catturata da quella costruzione in fondo alla traversina del viale principale; una stradina stretta che avrei superato in 2 o 3 passi, ma...ma quella casina di azzurro e di rosso stava li spaparanzata, un po' nascosta e un po' vanitosa, si dava arie da pittoresco.
Lei nun se ne fregava propr' nient del colore degli altri edifici, dell'armonia del pregevole borgo: "io sto qui, sono diversa, ma non per questo inferiore alle altre!" pareva dicesse e si compiaceva come una paperella della sua unicità.
Dopo qualche minuto mi avvicinai e notai delle crepe, dei graffi, una spaccatura per ciascuno di coloro che la conobbero, che ne videro meraviglia e decadenza.
Mi fermai un bel po'ad immaginare la ragione di quei colori, i motivi di quegli sfregi e dell'inspiegabile abbandono.
Una piccola signora nel rincasare li accanto, notando la mia curiosità, mi raccontò le vicende delle persone che abitarono questa casa: oggi nessuno vive in quei colori, ma spesso qualcuno si sofferma e fa qualche domanda, nulla di più.
La mia simpatica vecchia amica mi disse che i coniugi che la abitarono scelsero 2 colori, ognuno per sé, ciascuno per il proprio, fino alla fine.
Prima di andare guardai a quel binomio ancora una volta.
Mi domando ancora se si trova lì la mia "stanza azzurra"
Non prendo la residenza neanche questa volta,
non sono nomade perché il punto è sempre questo.
Blogsfera è un posto da visitare, non il mio,
cerco di conoscerne gli abitanti e gli stili di vita.
Né comunità di fedeli né adepti per me,
sono invisibile e proverò a fare il bravo questa volta.
Son le notti di peonia, si avvicinano. I tacchi battono sul freddo, echeggiano tra le grinze del cuoio duro, sono spacciato. Mi fissano trucide, malinconiche, senza proferir parola. E chino il capo a sperar indifferenza ad implorar il passato. Di mio fratello, sento il carnefice. Silente e chirurgico: i suoi verdi intimidiscono la smisurata rabbia, scesa in strada, violata e tumefatta. Si tiene appena in piedi con la veste stracciata, barcollante come lacrime, le mie. Torno a te, a quei momenti infiniti quando mi affacciavo dai i tuoi pensieri e scorgevo, scettico, i mulini. Trascinavano lenti i ricordi, anche i dolorosi. Anch'essi si confortavano in te, li accudivi materna, senza fine, non erano né peggiori né diversi. Sei certa che non abbiano nessuna colpa, son certo, li ami ancora. Le parole variopinte e giocate furono sconosciute alle ore seriose delle mie stanze,
ora ne rivestono le pareti.
Cerco di non fare rumore per ascoltarle, per toccarti mentre in piedi, mi reggo, ai tuoi mulini, muti, fermi, distanti. Il vento soffia di emozioni già andate di persone che non sapranno, ma non per me. I miei futuri, ammonticchiati tra quei canali di pietre e di mare, evaporati della componente viva che li pulsava, ora attendono d'essere venduti in sacchi di canapa, ora danno sapore agli altrui inganni di mie offese ispirati. Quel mare lasciato, spumeggiante di un amore umiliato
Ho trovato il filo, lo avevo perso. E' lacero, ma accuratamente conservato nel cassetto era nel mio cassetto. Quando si perde qualcosa di importante, il più delle volte lo si ritrova nel posto più appropriato. Accanto al filo c'erano 7 foto, ben sparpagliate, una sopra l'altra, sicché si presentò ai miei occhi. una figura composita, un po' buffa. Perlustravo immobile quella cornice a stella, fatta di spigoli nostalgici per un numero imprecisato di lati e di istanti gracili, incoscienti; un'immagine mosaica in cui si intarsiavano luoghi, viaggi, volti, meraviglie, sorrisi, progetti, come una storia vera, ma inerte. Come desideri socchiusi nella memoria. Ho ripreso il filo, chissà come sia finito là in mezzo, tra quelle foto. Non è quello il posto più appropriato.