venerdì 16 settembre 2011

Le notti di peonia






Son le notti di peonia, si avvicinano.
I tacchi battono sul freddo,
echeggiano tra le grinze del cuoio duro,
sono spacciato.
Mi fissano trucide, malinconiche, 
senza proferir parola.
E chino il capo a sperar indifferenza
ad implorar il passato.
Di mio fratello, sento il carnefice.
Silente e chirurgico:
i suoi verdi intimidiscono la smisurata rabbia,
scesa in strada, violata e tumefatta.
Si tiene appena in piedi
con la veste stracciata, barcollante
come lacrime, le mie.

Torno a te, a quei momenti infiniti
quando mi affacciavo dai i tuoi pensieri
e scorgevo, scettico, i mulini.
Trascinavano lenti i ricordi, anche i dolorosi.
Anch'essi si confortavano in te,
li accudivi materna, senza fine,
non erano né peggiori né diversi.
Sei certa che non abbiano nessuna colpa,
son certo, li ami ancora.

Le parole variopinte e giocate
furono sconosciute alle ore seriose delle mie stanze,
ora ne rivestono le pareti.
Cerco di non fare rumore per ascoltarle, 
per toccarti
mentre in piedi, mi reggo,
ai tuoi mulini, muti, fermi, distanti.

Il vento soffia di emozioni già andate
di persone che non sapranno, ma non per me.
I miei futuri, ammonticchiati tra quei canali di pietre e di mare,
evaporati della componente viva che li pulsava,
ora attendono d'essere venduti in sacchi di canapa,
ora danno sapore agli altrui inganni di mie offese ispirati.
Quel mare lasciato, spumeggiante di un amore umiliato

Le notti di peonia son gelate sul costato.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...