“Il mondo funziona a cicli, due volte ogni secolo l'oceano ci ricorda quanto siamo veramente piccoli. Una tempesta invernale arriva dall'Antartico spazzando il Pacifico, e spinge onde enormi su verso Nord per 2000 Miglia, e quando arrivano a Bert Beach diventano le onde piu' grosse che si siano mai viste, e io sarò là.”
martedì 15 gennaio 2013
martedì 8 gennaio 2013
Il Cavaliere per un giorno.
Suonavo rivoluzioni al pianoforte,
tu vibravi tra le corde di Corelli.
Non ti portavo mai acqua,
ma sminuzzavo Sicilie che sputacchiavi qua e là.
Ho mimato chissà quante notti normanne per mostrarmi senza verbi.
Eppure danzavano solo pupi furiosi per la tua platea.
Ricordo, disegnavi città vive in te con colori di neve e io, di neve, cercavo rose bianche sopra il muro, appena sotto il cielo spinato.
Non sono io.
Mi avvicino risoluto alla mezzanotte e le svolgo dal costato le fasce consumate dai sospiri ritratti.
Ecco, sgorgano ancora aggettivi e, di nuovo, le lettere rosse, solite e irruente, come me.
Ho i motivi che mi hai lasciato, di giusto vigorosi, di gusto intrisi.
Prima di andare, ho messo in ordine, non temere: gli stivali son in fondo alla stalla, accanto allo scudo che riposa sullo steccato e ho anche riposto le parole con cura nel tuo primo cassetto.
Perdonami, ma non potevo abbandonare la spada rassegnata, l'ho conficcata, con l'ultima prepotenza, poco oltre i confini delle tue terre e non ero sobrio.
Non ero io.
tu vibravi tra le corde di Corelli.
Non ti portavo mai acqua,
ma sminuzzavo Sicilie che sputacchiavi qua e là.
Ho mimato chissà quante notti normanne per mostrarmi senza verbi.
Eppure danzavano solo pupi furiosi per la tua platea.
Ricordo, disegnavi città vive in te con colori di neve e io, di neve, cercavo rose bianche sopra il muro, appena sotto il cielo spinato.
Non sono io.
Mi avvicino risoluto alla mezzanotte e le svolgo dal costato le fasce consumate dai sospiri ritratti.
Ecco, sgorgano ancora aggettivi e, di nuovo, le lettere rosse, solite e irruente, come me.
Ho i motivi che mi hai lasciato, di giusto vigorosi, di gusto intrisi.
Prima di andare, ho messo in ordine, non temere: gli stivali son in fondo alla stalla, accanto allo scudo che riposa sullo steccato e ho anche riposto le parole con cura nel tuo primo cassetto.
Perdonami, ma non potevo abbandonare la spada rassegnata, l'ho conficcata, con l'ultima prepotenza, poco oltre i confini delle tue terre e non ero sobrio.
Non ero io.
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