martedì 25 settembre 2012

Parola di Giovanni




"Tra un mese andremo a Roma a festeggiare la Pasqua con la zia Carmelina!", disse mio padre con un brillìo di voce nel bel mezzo di un glorioso piatto di pasta alla norma.
Era il 28 febbraio del 1986 quando risuonò nell'aere la proposta di viaggio, la prima per me.
Non sapevo neanche chi fosse questa acclamata parente dal nome geograficamente localizzato, ma subito pensai: " ecchissenefrega?!?"
A dire il vero, il senso dello spostamento scorreva già da tempo nelle vene di  questo mio desiderato corpo: padre e madre, infatti, sin dagli albori della  mia vitalità solevano sorvolare lo stivale da sud a nord e viceversa, per via della temporanea residenza lontana dalle coste di Sicilia.
Fino ad allora, tuttavia, si era trattato di partenze necessarie; quel giorno, a tavola, invece, si parlò di un viaggio bello e buono, mica bau bau!
Per completezza d'informazione, ammetto che, istantaneamente, non realizzai il significato della proposta nella sua astratta complessità per due ordini di ragioni: in primo luogo, durante il pranzo ero, come spesso accadeva (accade), intento ad escogitare ed eseguire allegramente piani militari di snervamento della mini Super Sorella (S.S.); in secondo luogo, nella mia giovane ed esuberante mente dedita ai crimini contro la sorellità, non si delineò, con immediatezza, il presagio di Roma, quindi dell'evento dell'anno.

E così arrivò, tra stress e preparativi, il famigerato 27 marzo: una Peugeot 304 trionfava ruggente dinanzi al portone di casa, pronta ad affrontare 800 Km con destinazione "città eterna"; espressione, quest'ultima, che colsi pienamente solo dopo aver goduto dei comfort della Salerno-Reggio Calabria.
Ma non perdiamoci in sterili polemiche. 
Il nostro soggiorno sarebbe durato 6 giorni All Inclusive. Noi, tuttavia, con saggezza e prudenza, ci equipaggiammo per affrontare qualsivoglia forma di carestia, disastro, epidemia che si fosse, eventualmente, abbattuta sul pianeta terra. 
Avremmo potuto sopravvivere, infatti, in quell'ammezzato su 4 ruote, fino a 5 anni, forse anche 6 riducendo le razioni di cibo e medicine.

Il viaggio fu, nei miei occhi, il verdissimo silenzio dell'Aspromonte, la simpatia sgargiante degli autogrill, gli sfizi concessi da mio padre, la mappa che studiavo in qualità di co-pilota (sul sedile posteriore), l'ansia di mia madre per la velocità e il tifo per l'eroe al volante, il più veloce di tutti, l'invincibile.

Dopo circa 8 ore di viaggio e di profonda sorpresa per l'impegno profuso dallo Stato per la modernizzazione delle vie di comunicazione, il Comandante comunicò ai passeggeri della navetta nutrizionale che si era giunti alle porte di Roma. 
In quel momento mi appiccicai al finestrino ad osservare la campagna romana, impegnato, com'ero, a fiondare lo sguardo lontano, il più possibile, alla ricerca del primo segno della capitale e dell'impero.
Avevo 8 anni e non sapevo neanche cosa cercare. Non ricordo il motivo preciso, ma la sensazione che conservo è di infiniti attimi di adrenalina, quasi mi aspettassi l'arrivo di Marco Aurelio a cavallo o la visione di templi visti solo sui libri.


Roma fu un respiro lunghissimo, tra lettere e meraviglie.



Nel lasciare la città, la mattina di quel 3 aprile restai, per parecchi chilometri, immobile. Sul sedile posteriore, in ginocchio, con la faccia tra le mani, affacciato verso il retro di quel sogno che lentamente svaniva.



7 commenti:

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Questo sì che è un bel modo per cominciare un mercoledì.
Grazie.

Farnetico ha detto...

E si, cara Jane, credo che la canzone linkata possa allietare anche i giorni peggiori. Quante vole l'hai sentita? Che mi dici di questa versione?

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

L'ho sentita persino in macchina ieri. E mi è subito venuto in mente un mio amico appassionato di calcio e De Gregori.

Il mondo è piccolo e le coincidenze frequenti.

Farnetico ha detto...

Sei stata coinvolta in un sinistro ieri?

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

No, sono stata coinvolta nel recupero di un baby pensionato abbandonato in autostrada.
Nella vita succedono le cose più strane.

AdrianaMeis ha detto...

ottobre 2006. Trovo il titolo di questa canzone in un libro, la ascolto e me ne innamoro. Forse una delle prime canzoni di De Gregori, dopo le canoniche Rimmel, La donna cannone e Buonanotte fiorellino.

"Ogni attacco di canzone è una fucilata al cuore perché ognuna porta con sé una marea di situazioni e di ricordi che ci uniscono".

Farnetico ha detto...

@jane credo che tu non sappia bene dove si trovi il pensionato..
@michivolo é un bellissimo modo per conoscere una canzone di de gregori! complimenti per il pensiero..toccante..

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