martedì 28 giugno 2011

Il punto 7

Ad un certo punto, arriva il momento di 
fare le valigie e andare via.
Non importa che il posto sia bello 
o che la compagnia sia  interessante, 
non si tratta neanche di stimoli, 
in fondo qualcosa da dire non manca 
e se anche fosse, non sarebbe un problema
ascoltare in silenzio, pensare sottovoce.


E' bene procedere un attimo prima della catastrofe: 
cosi come si dovrebbe fare innanzi al proprio piatto preferito, 
vale a dire interrompere il piacere quando ancora la voglia di gustare non si è tramutata in racconto; eh si, alzarsi da tavola con un certo languorino.






Da piccolo mi affascinava il telefilm "Kung Fu" del famoso "Bill" di "Kill Bill".
Alla fine di ogni avventura, 
il monaco errante, appunto, lasciava il villaggio
in cui si era imbattuto, ove aveva trovato amici fidati,
"per andare in fondo al suo percorso":
E io diventavo pazzo!
Ancora più romantico-struggenti languivano
i finali del Dott Banner 
alias l'Incredibile Hulk.
Impressi e nitidi nella mia memoria 
gli autostop in strade perennemente grigie, semideserte, forse anche sotto pioggia...
In entrambi i casi non mi capacitavo (e non volevo) 
del motivo di questi addii, ai miei occhi, inutili, svantaggiosi, dolorosi.





Solo ora mi appartiene la tensione
verso la ricerca come bisogno fine a se stesso di "non potersi fermare" 

 Solo ora intendo 
quella necessaria introspezione che non consente realtà affettive appaganti;

Solo ora penetro
il treno del tempo senza curarmi di quale dei suoi vagoni mi ospiti...


...talora a sublimare le irrequietudini dei viaggi
che mi solcarono

...talaltra a illudermi, infante, verso i tesori 
disegnati sulle mie mappe segrete.

Questi cavalieri traversano, tormenti, gli assetati deserti per le scoscese dune, senza acqua né riparo, fino a giungermi, oasi imprevista, per ristorarsi di questo disordine.
Questo disordine che avvince fino a lacerarmi di sentimenti e ragioni che non governo.

  

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