martedì 17 maggio 2011

In Taxi



La testa immobile verso l'alto, sono le pupille, nere e tremole, a fluttuare tra un bar e un'insegna intermittente.
Ray scorre dentro e fuori New York, mia, affascinante di ricordi e lilium fino a sprofondarmi sul sedile, compiaciuto.

Provo a immaginare le più avvenenti  mete con un ghigno di malizia, ma non c'è tempo e mi diletto a cercare risposte o forse mi assopisco nel dondolio delle domande.
Le luci della notte mi innamorano seducenti ancora e ancora, non si fermano. Barbagliano negli sguardi accattivanti che mi bersagliano e non so scendere da questo taxi!
Rivoli leggeri, stretti rigano questo finestrino, ingannano volti e musiche, toni e debolezze.
Li seguo nelle loro strade finite, disegnano lenti e geometrici quei sorrisi che innescai, quelle braccia che mi sorpresero al collo, ingenuo, quelle speranze che bruciarono innocenti e le mani bianche, audaci che non mi risparmiarono.
Sono su un taxi, attraverso la città senza sosta. Ogni tanto mi volto e osservo attentamente quanti si allontanano, veloci per il mio inesorabile incedere: li riconosco, ma non mi vedono, non più. Sono sereni nelle loro automobili, intenti a nutrire le loro passioni.
Qualche ora fa, qui dietro, c'era qualcuno a sedere insieme a me. Ci siamo guardati e poi, io, impertinente, ho preso la sua moneta portafortuna per maneggiarla abilmente, tra le dita fino a incantare.
Senza farmi scoprire, ho intravisto la chiave, era sul suo petto, di ferro battuto e con un dente, forse malandato. Me l'ha indicata per rassicurarmi o, forse, per incoraggiarsi. Cosi l'ho sfiorata, l'ho accarezzata e ho ritirato la mano senza strapparla a me.
Ho guardato dalla mia feritoia di vetro, per un momento, quando sono tornato, il sedile era vuoto, d'ombre rivestito.
Non fa troppo freddo, si sente ancora il suo odore.
Batto due dita sul vetro che mi separa dal tassista, voglio scendere, ma vedo i suoi capelli giovani e castani a meno di una dozzina di dispiaceri, mossi e fermi. Non mi dà retta e io lo assecondo.




 ... si ferma, l’inchiostro è secco, nel taxi c'è di nuovo posto.




 

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