domenica 8 maggio 2011

Ragione e Passione


Il Profeta
- Kahlil Gibran -
Ragione e Passione
 
E la sacerdotessa parlò di nuovo e disse: Parlaci della Ragione e della Passione
Ed egli rispose, dicendo:
La vostra anima è spesso un campo di battaglia dove il giudizio e la ragione
fanno guerra alla passione e agli appetiti.
Vorrei essere il pacificatore della vostra anima, 
e trasformare la discordia e la rivalità dei vostri elementi in unità e armonia!
Ma come potrò farlo, se non siete voi stessi i pacificatori, anzi, gli amanti di ogni vostro elemento?
Ragione e passione sono il timone e la vela della vostra anima in viaggio.
Se il timone o la vela si rompono, andrete sballottati alla deriva o resterete immobili in mezzo alle onde.
Perché la ragione, se governa da sola, è una forza che limita; 
e la passione, lasciata incustodita, è una fiamma che brucia fino alla distruzione.
Perciò la vostra anima esalti la ragione alle altezze della passione, così che possa cantare;
E guidi la vostra passione con la ragione, 
affinché la passione possa vivere ogni giorno la sua resurrezione
e come la fenice risorgere dalle sue ceneri.
Vorrei che riteneste il giudizio e l'appetito come due ospiti ugualmente amati.
Sicuramente non fareste più onore all'uno che all'altro; perché chi ha cura di uno solo,
perde l'affetto e la fiducia di entrambi.
In mezzo alle colline, quando sedete all'ombra fresca d'un pioppo,
condividendo la serena pace di campi e prati lontani, fate che il vostro cuore dica in silenzio:
"Dio riposa nella ragione".
E quando arriva la tempesta, e venti possenti squassano la foresta, 
e tuoni e fulmini proclamano la maestà del cielo, 
fate che il vostro cuore dica nello sgomento: "Dio si muove nella passione".
E poiché siete un soffio nella sfera di Dio, ed una foglia nella Sua foresta, 
dovreste riposare anche voi nella ragione e muovervi nella passione.




Ho incontrato Vanità che si faceva passare per Passione, ho osservato Convenienza atteggiarsi abilmente a Ragione.
Con vigore le ho sferzate e ho strappato loro le abusate maschere: mi sono scontrato con i bravi al loro seguito che non hanno perso neanche un attimo per fissarmi, truci, mentre mi strattonavano per il colletto.
Eppure Ragione e Passione non vacillarono, valorose, al cospetto di Convenienza, non abbassarono lo sguardo alla minaccia di Superbia, non si fecero sobillare da Vanità, presero le dovute distanze da  Conformismo.
Osservando l'insieme delle macerie, tuttavia, credo che Ragione e Passione siano destinate inesorabilmente alla soccombenza: non è sufficiente che queste attecchiscano qui e lì in cattività, se scientemente si rende il terreno impervio alla spontaneità degli slanci di genio e ratio; se alla duscussione della quaestio - da sempre, anche nei toni più aspri,  carattere peculiare ed elemento insostituibile di crescita e sviluppo di civiltà - si sostituiscono perbenismi vuoti di significato e di palpito; se dinanzi a suadenti e "belle" parole, tali sol perchè espresse da un'usurpata elezione intellettuale, si tace supini alla verità ricevuta senza opporvi critica; se chi assiste ad un misfatto, ad un atto indegno, al gesto vigliacco, non riesce a prendere le parti, a sentire Ragione e Passione, se non si ha il coraggio di "levarsi" a difesa della giusta causa, quella che, in fondo al proprio animo, è di solare chiarezza.

Il fluire sotterraneo di acque è cheto e si rigenera di se stesso trovando foce nel suo medesimo stagno, non raggiungerà il mare, non vi è spinta verso la luce.

E, dunque, è con il politicaly correct, con un'ostentata avversione a "Berlusconi", l'eroe che non c'è, che ci si guadagna il paradiso della congrega.
Un insieme conglobante lemmi e locuzioni, definizioni e concetti che appare dolce, anonimo, condiviso, sofisticato, gradevole.
Una società morta, finita esprime surrogati di opinioni che trovano il loro fondamento in un preconfezionato nozionismo sordo alle istanze di quanto vive e pulsa nelle strade e nella comunità sociale.
C'è un mondo che va a rotoli e di certo non dipende dai contenuti.
Dove sono Ragione e Passione?
Beppe Grillo è uno dei pochi e viene catalogato da molti ben pensanti "pazzo".
Si inveisce contro un modo di fare politica, un governo o un primo ministro, ma il limite è da ricercare nell'assenza di quella tensione che ha guidato le gesta degli eroi di questa terra. 
Vedo uomini seguire bovinamente espressioni urlate di "libertà" e "bellezza" che arrivano immediate e senza filtro, espressioni dietro cui si cela da sempre la sottrazione di diritti fondamentali: il diritto di partecipazione.
Eh Si! Perchè è proprio nel momento in cui si "prende parte" del tutto con il proprio, riversandosi pienamente, che si rischia d'essere allontantati e ridotti al silenzio: non vi è capacità di confronto nè abitudine all'argomentazione.

Non fate rumore,
non instillate dubbi,
resistete, stoici, al fervore.
Vi chiederanno tregua
che fa rima con viltà.
Una voce vi mostrerà, neutrale,
il giusto comportamento, non scritto.
E ancora parole, necessarie
a far perder quota all'idea.
Amabile tocco e buona creanza,
travi robuste di una costruzione.
"Ardore" è fuoco prodigioso, dentro,
ma colpa e fastidio, per i corporati.
Annacquare è scempio.
Compiacere il sistema che si compiace.

 “...la ragione è, e può solo essere, schiava delle passioni”.
D. Hume, Trattato sulla natura umana, Libro secondo, Parte terza, Sez. terza

5 commenti:

Anonimo ha detto...

forse era stato gentile perchè si sentiva a suo agio, eppure c'era stato quel non so che nella sua voce che non somigliava ad un senso di agio
non avrebbe saputo dire se, vedendolo, avesse provato più gioia o più dolore, quel che era certo era che non l'aveva veduto con animo indifferente

ho cominciato a pesare le mie parole, le mie frasi, più che in passato
sono alla ricerca di un sentimento, un'illustrazione, una metafora, in ogni angolo di questa mia stanza
se solo le mie idee potessero scorrere tanto rapidamente

è il mio triste destino quello di trattare raramente le persone come si meritano

J A

Farnetico ha detto...

Forse, forse. E' importante che vi sia stato animo "differente".

Per il resto, J A, sono del parere che il destino ce lo costruiamo noi. In passato non pesavi parole e frasi, sei alla ricerca di tante cose: stai costruendo e modificando per ottenere un destino-risultato.
A presto.

Anonimo ha detto...

forse...ma
sotto questa prospettiva non l'avevo ancora vista,
stride troppo alle mie orecchie l'ossimoro.
Sai, notavo che il vocabolario definisce il risultato come l'effetto, la conclusione di un'azione,
il destino, invece, è privo di alcuna causalità, è ciò che inevitabile...

ma...forse
è così!
Tento di concludere l'inevitabile.
L'uomo è padrone del proprio destino...
L'uomo è padrone del proprio destino? Non è forse questa la più grande presunzione?
Mah...forse
io intanto provo

Farnetico ha detto...

Era un'ironia voluta la mia. "Destino-risultato".
Non so se è presunzione la mia, ma non credo mi si possa attribuire l'originalità stante la presenza di più illustri predecessori quali Pico della Mirandola e Gesù Cristo con il suo libero arbitrio...
Prova, prova non abbiamo molte alternative

Anonimo ha detto...

"Ma perché lei che dì e notte fila
non li avea tratta ancora la conocchia
che Cloto impone a ciascuno e compila"

Tento
saprò poi dire se invano

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